I vicoli caratteristici del Ghetto ebraico di Roma e il Portico d’Ottavia

Il ghetto ebraico è uno dei luoghi più suggestivi e struggenti di tutta Roma. Il quartiere di Sant'Angelo fu scelto come sito dove confinare gli ebrei della città. Pochi ettari in cui furono costretti a vivere all'interno di un vero e proprio confino più di 3 mila persone. Le tracce lasciate a partire dal 1555 oggi sono diventate luogo della memoria ed esempio di architettura medioevale di grandissimo pregio.

Visitare il ghetto
Il ghetto di Roma si trova non lontano dal Colosseo, nel quartiere Sant' Angelo, che a seguito di una bolla di Papa Paolo IV divenne la sede forzata degli ebrei in città. Le motivazioni di questa decisione riguardavano una presunta "ingratitudine" nei confronti del popolo italiano.

Questo bastò per confinarli in un vero e proprio recinto, dove furono posti i cancelli all'entrata e all'uscita, impedendogli di andare oltre tali confini.
Inoltre gli fu vietato di acquistare immobili e di commerciare in qualsiasi settore, eccetto quello dell'abbigliamento. Questa imposizione li portò a specializzarsi in tale settore e ad accumulare denaro, tanto da diventare un punto di riferimento se si aveva bisogno di prestiti.

Vivere nel ghetto significava lottare con le piene del vicino Tevere, che non di rado tracimava in mancanza degli argini che oggi conosciamo. Era un luogo malsano, dove i palazzi non subivano alcuna manutenzione e negli anni divennero oltremodo fatiscenti. Il quartiere dove furono confinati venne chiamato ghetto, per imitazione di quello già presente a Venezia chiamato "gheto". Altri pensano che il nome derivi da un termine ebraico che significa appunto "separazione". La zona continuò a popolarsi al punto da doverla espandere verso il Teatro Marcello e la sponda del Tevere.

La segregazione degli ebrei ebbe termine nel 1849, in concomitanza con la nascita della Repubblica Italiana. Ci vollero circa 20 anni per equiparare gli ebrei agli italiani, concedendo gli stessi diritti.
Nel corso dei decenni i palazzi molto vecchi furono abbattuti e al posto loro nacquero 3 nuove vie, tra cui quella del Portico d'Ottavia, del Tempio e Catalana.

Cosa vedere nel ghetto
La Sinagoga è uno dei monumenti più noti del ghetto di Roma e anche il più visitato di tutto il quartiere che si affaccia sul Tevere. Si tratta di un edificio su 2 livelli, chiamato anche Tempio Maggiore e caratterizzato da una grande cupola, che poggia su una base quadrangolare. Per gli ebrei di Roma e del resto del mondo che si recano nella capitale è un punto di riferimento non solo religioso, ma anche culturale, d'incontro e di scambio. Nel 1982 la Sinagoga fu oggetto di un crudele attentato, che ha suscitato sdegno e solidarietà da tutte le più alte istituzioni e del mondo intellettuale.
Dopo la costruzione della Sinagoga, la cui inaugurazione avvenne nel 1904, gli ebrei ebbero un luogo privilegiato dal quale osservare la bellezza e la magia di Roma. Lo stile che oggi si può distinguere con decorazioni assiro-babilonesi, fu pensato e realizzato dagli architetti Vincenzo Costa e Osvaldo Armanni.

Con il passare del tempo il ghetto ebraico subì numerose modifiche, cambiando la sua fisionomia, che tuttavia non ha penalizzato la bellezza delle vie e degli edifici storici. Per la grande densità di popolazione il quartiere si sviluppa in altezza, quindi i palazzi sono molto alti e spesso l'intonaco è evidentemente in cattive condizioni. Questo comunque è un valore aggiunto alla bellezza del luogo, popolato da tanti passaggi fatti da ponticelli, che gli abitanti avevano rinominato "passetti". Lungo le vie si trovano le tracce della segregazione, come nel caso del Tempietto del Carmelo, dove venivano pubblicamente tenute delle omelie cristiane, al fine di convertire alla fede cattolica gli stessi ebrei. La storia narra che molti presenti indossavano invisibili tappi per le orecchie, in quanto costretti ad assistere. Per calarsi completamente nell'atmosfera del ghetto sarà eloquente quello che potrete vedere in Via di Sant'Ambrogio e della Reginella, con slarghi, vie strette pavimentate, scorci che incantano e suscitano ammirazione.

Il museo ebraico
Nella parte sotterranea della Sinagoga si trova l'affascinante Museo Ebraico, che racconta la storia di un popolo, della sua fede, delle sue tradizioni millenarie.
Nelle 7 sale in cui è suddiviso potrete ammirare oggetti storici, collezioni di preziosi tessuti lavorati e ricamati a mano in modo stupefacente, ma anche pergamene, documenti, oggetti in argento, marmi, ecc.
Il percorso che si snoda lungo il museo è utile ugualmente per chi non conosce la cultura ebraica, perché non si tratta soltanto di una sistemazione di reperti. Ognuno di loro racconta qualcosa, nasconde misteri, svela segreti e aspetti poco conosciuti, anche per quanto riguarda le tradizioni familiari che questo popolo ha da sempre portato avanti. L'arte che maturarono diventando veri e propri esperti nel settore tessile, si può ammirare su centinaia di tessuti preziosi per la loro fattura e provenienti da tutta Europa. Tutto racconta di usi e significati di gesti ancestrali, che mostrano quanto la fede possa mescolarsi allo stile di vita e alla condotta pubblica.
Il museo raccoglie anche una collezione di marmi policromi e libri antichissimi, i primi che siano stati scritti a mano con caratteri mobili, dopo la scoperta della stampa. Accanto a questi ci sono alcuni documenti che testimoniano le censure subite nei secoli dal Tribunale dell'Inquisizione.

Il portico d'Ottavia
Il portico d'Ottavia è l'unica delle entrate ancora rimaste del ghetto ebraico di Roma e risale al II secolo a.C. Nello stesso sito era stato eretto un tempio a Giunone Regina e uno a Giove, mentre all'epoca dell'Imperatore Augusto subì un importante restauro e fu dedicato alla sorella, da cui prese il nome. A causa di diversi incendi si susseguirono i restauri, fino a quando in epoca medioevale fu adibito al mercato del pesce e fu costruita la chiesa di Sant'Angelo in Pescheria.
Oggi si accede al Portico d'Ottavia attraverso un piccolo passaggio sulla via omonima, che è stato reso accessibile alle persone diversamente abili. Vicino c'è un passetto che collega la zona alle costruzioni che facevano parte del Foro Piscario.
La visita al ghetto ebraico di Roma significa anche conoscere la cucina tipica di questo popolo, che vede nei carciofi alla giudia e in altre pietanze gustosi piatti.
La cucina ebraica è nota con il nome di "kosher" e rispetta allo stesso modo le regole religiose, tanto che il termine significa "consentito", cioè rispettoso della legge. Altri piatti prelibati sono i filetti di baccalà, che si possono gustare solamente nel mese di marzo, insieme a specialità di pesce, anche in brodo.
Il ghetto ebraico, essendo un luogo d'interesse culturale e religioso, rispetta la chiusura durante lo shabbat, cioè il sabato, ma è aperto al pubblico di lunedì.

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18/06/2018
Portico di OttaviaGhetto di Roma