Conoscete l’isola abitata più piccola del mondo? Curiosiamo tra le leggende dell’Isola Tiberina

La minuscola isola Tiberina, caratterizza il percorso del Tevere proprio nel pieno centro di Roma. Larga una novantina di metri e lunga circa trecento, è unita alla terraferma grazie al Ponte Fabricio del 62 a.C. che la collega al lato del Campidoglio e dal Ponte Cestio del 46 a.C. che la collega al rione di Trastevere.
Sicuramente importante nell’antichità per permettere l’attraversamento del fiume che divide in due Roma, l’isola Tiberina in passato assunse anche un carattere di sacralità legato a varie leggende che narravano la ragione della sua origine.
Curiosiamo tra le millenarie leggende per fare un salto indietro nel tempo e scoprire quelle che riguardano questo lembo di terra a cavallo sul biondo fiume della Capitale.

Nata da pietre e grano
Quella che risulta la più antica leggenda narra che nel 501 a.C. il popolo di Roma, per spodestare Tarquinio il Superbo (che fu l’ultimo re di Roma), gettò nel Tevere una enorme quantità di covoni di grano di proprietà dei Tarquini e di pietre in segno di protesta e per abbattere il regnante. L’enorme massa di grano e di pietre gettate nel fiume formarono le basi per un’isola che prese il nome di Tiberina. Questa è una vera e propria leggenda suffragata dal fatto che dei lavori svolti a fine XIX secolo per sistemare in Tevere hanno permesso lo studio del nucleo dell’isolotto. Lo studio geologico stabilì che l’isola Tiberina era costituita da roccia vulcanica che fu la base della raccolta di terra proveniente dal fiume che, nel corso dei secoli, originò l’isola vera e propria.

Esculapio, il serpente e la nave di pietra
Se la leggenda legata alla cacciata di Tarquinio il Superbo non vi ha proprio convinto, sicuramente apparirà più affascinante quella che lega l’isola Tiberina al culto di Esculapio, dio della medicina.
Occorre tornare indietro nel tempo e giungere fino al 291 a.C. quando arrivò in città la peste. I sacerdoti che consultarono i libri sacri, deciso di mandare una loro delegazione in Grecia ad Epidauro perché sede del culto di Esculapio.
La missione inviata tornò in nave dove portarono un serpente – un colubro - che rappresentava il dio Esculapio incarnato nel suo più caro animale. Ma il serpente, proprio all’altezza dell’isola Tiberina, scappò saltando nel fiume.
Per onorare Esculapio, in quel punto i romani eressero un tempio a lui dedicato nel 289 a.C. e modellarono l’isola a forma di nave trireme, ornandola anche con un obelisco posto davanti al tempio al fine di assomigliare ad una vera nave con la stele a fare da albero maestro e con i blocchi di travertino posti sulle rive e scolpiti a mo’ di poppa e prua.
Da allora l’isola Tiberina è sempre stata considerata luogo dove ricoverare gli infermi tanto che trovarono sede, nel corso dei secoli, diverse strutture dedicate proprio a questo scopo e il fatto è accertato dalle tante iscrizioni e dagli ex-voto pervenuti fino a noi.

Visitando oggi l’Isola Tiberina, non si può più ammirare l’obelisco che simboleggiava l’albero maestro della nave (solo due frammenti sono conservati al Museo Nazionale di Napoli) così come il tempio dedicato al culto di Esculapio ma del quale sono visibili delle tracce nella successiva chiesa di San Bartolomeo all’Isola. Infatti, all’interno di questa chiesa si possono vedere le antiche colonne del tempio romano così come dirimpetto all’altare si può notare l’antico pozzo medioevale dove i sacerdoti attingevano l’acqua miracolosa per guarire e benedire gli infermi.
C’è da sottolineare il fatto che il tempio era utilizzato come un vero ospedale come si evince dagli ex-voto e dalle iscrizioni di ringraziamento per guarigioni impossibili.
Al centro dell’isola si trovava una colonna con croce che i romani chiamarono ‘la colonna infame’ in quanto, fino al 1870, veniva usata per affiggere una tabella dove erano indicati tutti coloro che non partecipavano alla messa di eucaristica di Pasqua. La colonna, spezzata incidentalmente da un carro, fu poi rimpiazzata da un monumento del 1869 che tiene in punta una Croce e, alla base, è ornata con statue di San Francesco d’Assisi, S.Bartolomeo, S.Giovanni di Dio e San Paolino da Nola.

Abbiamo visto che la piccola isola al centro del Tevere fu un luogo dedicato agli ammalati. Al giorno d’oggi, tale destinazione non appare affatto cambiata.
Fu durante il medioevo che su questo lembo di terra fu eretto un edificio per gli infermi, gestito dai frati. E da quel lontanissimo 1584 che ancor oggi è presente l’ospedale Fatebenefratelli che oggi si è specializzato soprattutto verso una utenza femminile di donne in dolce attesa. Sull’isola è presente anche una sede dell’Ospedale Israelitico.

L’isola oggi
Per il turista che giunge a Roma, l’isola Tiberina è una meta che non può non catalizzare l’attenzione anche al di là della stagione estiva quando diviene sede di interessanti kermesse culturali che permettono di godere delle belle notti romane.
Tante storie riguardano l’isola anche dopo l’epopea della Roma antica. Forte fu l’interessamento in epoca medioevale allorquando la nobile famiglia dei Pierleoni fece erigere una torre difensiva visibile ancora oggi. Se farete caso a questa costruzione potrete intravedere, tra i mattoncini che ne fanno parte, una testa in marmo raffigurante il volto di una giovane donna, risalente al I° secolo che ha fatto denominare questa come ‘torre della Pulzella’.
Una curiosità che riguarda la Tiberina è quella della Madonna della Lampada che si riferisce ad una lampada perennemente accesa che si trova all’interno della chiesa di San Giovanni Calabita in segno di devozione e la cui copia si trova all’esterno della chiesa. Leggenda narra che durante una terrificante piena del fiume, il Tevere riuscì a sommergere quasi interamente l’isola Tiberina ma senza riuscire a spegnere la fiammella della lampada che brillava più di prima e che fece ritirare le acque.
L’isola fu anche rifugio di molti ebrei romani che cercarono protezione dagli attacchi dei nazisti all’epoca della seconda Guerra Mondiale.
Sull’isola non ci sono case private ma, oltre agli ospedali già menzionati si trova una storica farmacia, una gelateria, un bar e il famoso ristorante ‘Sora Lella’ specializzato in cucina romana che fu aperto e gestito da Elena Fabrizi, sorella di Aldo. Rimasto ai figli e ai nipoti della celebre Sora Lella, è tutt’oggi un punto fermo per tutti coloro che vogliono degustare le specialità romane preparate secondo tradizione.
Dall’isola si può ammirare il Ponte Rotto, il rudere di quello che un tempo fu l’antico Pons Aemilius, risalente al 241 a.C. voluto da Manlio Emilio Lepido e che era il più lungo dei ponti della città anch’esso ricco di favolose leggende

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04/06/2018
Isola TiberinaCulto di EsculapioOspedale Fatebenefratelli