Alla scoperta del Lazio: una gita ad Ariccia e alle sue “Fraschette”…

Una vacanza a Roma consente di immergersi nella storia millenaria di questa città, tra monumenti spettacolari quali il Colosseo, i Fori Imperiali, il Pantheon e le iconiche piazze della città. Se però nel corso del vostro soggiorno romano desiderate staccarvi dal caos della città e dalle frotte di turisti, allora avviatevi verso est dove sorge la pittoresca zona dei Castelli Romani. In particolare, tra il Lago di Nemi e il Lago Albano vi ritroverete a visitare uno dei borghi più caratteristici d'Italia: si tratta di Ariccia che, grazie al suo notevole patrimonio artistico e alla sua lunga tradizione enogastronomica, renderà la vostra gita davvero indimenticabile.

La nascita delle fraschette di Ariccia
Ariccia sorge ai piedi del Monte Cavo, su una rupe di tufo che domina la fertile Vallericcia. Secondo Ovidio, Ariccia è stata fondata da Ippolito, figlio di Teseo: dopo essere fuggito dalla sua Grecia, Ippolito fu accolto da Artemide presso il Lago di Nemi dove sorgeva il suo bosco sacro. Mettendo da parte la leggenda, la storia ci narra l'antica Ariccia come teatro della battaglia tra gli etruschi e i latini per il dominio sull'Italia centrale, per poi divenire mansio con l'arrivo dei romani nel IV a.C..
Come stazione di posta dunque, Ariccia cominciò ad essere frequentata da viandanti per poi diventare luogo di villeggiatura amato dai ceti più abbienti che costruivano qui le proprie dimore. Ѐ a questo periodo che risalgono le fraschette, caratteristiche osterie che pullulano nei Castelli Romani: il loro nome pare si riferisca ad antiche abitazioni costruite con le frasche, anche se l'altra teoria rimanda all'usanza dei viticoltori che, subito dopo la vendemmia, appendevano all'ingresso dei loro locali una frasca ricavata dall'albero di ulivo o dalla vite. Ciò serviva a segnalare ai viandanti l'esistenza di un luogo dove potevano degustare il loro vino, lo stesso nettare che ancora oggi conquista estimatori in tutto il mondo. Non esisteva però una cucina vera e propria e gli ospiti potevano consumare solamente il cibo che avevano eventualmente con loro nei fagotti. Col passare del tempo però cominciarono ad affiorare nelle locande le cibarie quali olive, pane, formaggi e l'immancabile porchetta.
Nelle fraschette odierne ritroverete l'ambiente originario e semplice, tra panche in legno e botti: l'atmosfera è davvero incredibile, propria dei tempi ormai lontani, con canti e poesie parte del vernacolo che allieteranno i vostri gustosi pranzi. A proposito di gastronomia locale, non potete non assaggiare la porchetta di Ariccia, vera e propria delizia con l'esterno croccante e l'odore inconfondibile. Se vi recate ad Ariccia nel primo fine settimana di settembre, potrete partecipare all'antica Sagra della Porchetta che, tra degustazioni, balli e costumi d'epoca, si svolge nella bella Piazza di Corte.

Ariccia nel segno del Bernini
Passeggiando tra i vicoli del centro storico di Ariccia, lastricati di sampietrini, tra antichi forni illuminati dalla luce soffusa della sera, raggiungete la centrale Piazza di Corte, riprogettata da Gian Lorenzo Bernini assieme ad altri monumenti simbolo della città. In piazza potete vedere la Fontana del Popolo e la Fontana del Principe, praticamente identiche nella vasca in piperino e in quella più piccola in travertino sostenuta da uno stelo: osservando quest'ultimo noterete la differenza tra le due fontane, in quanto sullo stelo della Fontana del Principe potrete distinguere la stella propria dello stemma dei Chigi, mentre nell'altra quello del popolo, ovvero un fiore.
Alle spalle delle fontane noterete il profilo della imponente Collegiata di Santa Maria Assunta, progettata sempre dal Bernini per volere della famiglia Chigi: vi troverete al cospetto di un'opera considerata perfetta dal punto di vista architettonico. La chiesa, completata nel 1665, è bassa e ai lati dell'ingresso si dipanano due portici parte di un'esedra che sembra cingere in un abbraccio il corpo centrale della chiesa: alzando poi gli occhi potete ammirare la cupola, molto simile a quella del Pantheon di Roma.
Dal lato opposto invece sorge l'elegante Palazzo Chigi, un tempo di proprietà dei Savelli ma restaurato dal genio del Bernini che lo ha reso una delle più belle dimore barocche d'Italia, protagonista peraltro di alcune scene del "Gattopardo" di Luchino Visconti. Visitate gli interni sfarzosi, tra affreschi, sculture e mura ricoperte di broccati in seta: godetevi le doppie altezze della Sala Maestra, le decorazioni bucoliche della Sala da Pranzo D'Estate oppure lo sfarzo delle camere del Piano Nobile, arredate con quei ricchi doni che i Chigi ricevettero da pontefici e cardinali.

Dal Parco Chigi al Ponte di Ariccia
Un'ultima chicca presente in Piazza di Corte è la Locanda Martorelli: entrandovi non vi sembrerà certo un'osteria, eppure questa elegante dimora fu trasformata nel 1820 in una locanda. Divenne un luogo amato da letterati e artisti quali Stendhal, D'Azeglio e Turner: tutti lasciarono un segno del loro passaggio, una firma, un disegno, una frase o un affresco come quello splendido realizzato da Taddeo Kuntze a tema mitologico, con scene tratte dall'Eneide di Virgilio. Un'altra bellezza di Ariccia è il Parco Chigi: anche questa area verde, oggi parte del Parco Regionale dei Castelli Romani, è un vero spettacolo della natura in parte plasmato dal Bernini e da Carlo Fontana. Latifogli, aceri, grandi sequoie, lecceti e cedri ombreggiano tortuosi sentieri punteggiati di stemmi, mascheroni e fontane in pietra. Se oggi vi sembra un luogo remoto, tra il '700 e l'800 il Parco Chigi era talmente bello da essere definito da artisti quali Stendhal e Turner come uno dei parchi più belli al mondo.
Il ponte di Ariccia è uno dei monumenti più scenografici della città: alto 59 metri e con ben tre ordini di eleganti arcate, questa opera di ingegneria è nata per collegare Ariccia alla Via Appia e alla Vallericcia. Dovete infatti sapere che in origine Ariccia sorgeva a valle e solo dopo le continue invasioni dei barbari si decise di trasferire la cittadinanza sul colle. Oggi il ponte si erge maestoso ma durante la Seconda Guerra Mondiale fu completamente distrutto come avvenne per il vicino Palazzo Chigi: entrambi però sono rinati come una Fenice, mostrandosi ancora oggi in tutta la loro monumentale bellezza.

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23/02/2020
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