Perché i romani dicono “Sembri il faro del Gianicolo”?

Chiunque sia stato a Roma per turismo anche solo una volta, avrà sentito sicuramente l'espressione "sembri il faro del Gianicolo" e si sarà chiesto che cosa vuol dire questa pittoresca frase. Scopriamo insieme per assaporare anche etimologicamente l'atmosfera di questo angolo della capitale.

CHE COS'É IL FARO DEL GIANICOLO
Il faro del Gianicolo è un'opera monumentale che è stata realizzata da Manfredo Manfredi. L'artista fu anche autore di altre opere importanti e discusse come il progetto del Viminale oppure del monumento all'interno del Pantheon che contiene il feretro di Vittorio Emanuele II. L'artista collaborò anche alla progettazione dell'Altare della Patria. L'opera, che si ispira alle forme classiche, è alta venti metri ed è interamente realizzata nella pietra bianca di Botticino che ha particolari sfumature candide. L'opera fu commissionata nel 1911 dalla comunità degli italiani in Argentina che donarono allo Stato italiano quest'opera nell'occasione del cinquantenario della sua unità.

Anche la scelta di installare l'opera al Gianicolo non è casuale in quanto proprio quei luoghi furono teatro nel 1849 di diversi e sanguinosi scontri per la difesa della Repubblica romana. Sulla base della colonna del faro è presente un'iscrizione incisa nella pietra che indica questa dicitura: "A Roma Capitale, gli italiani d'Argentina". Sulla sommità del faro, invece, sono posizionate su una base circolare quattro erme decorate con protomi leonini e unite da un festone. Sulla sommità del faro c'è il locale della lanterna. Dall'interno la sommità è raggiungibile attraverso una scala a chiocciola che attraversa i tre locali nei quali la superficie della base è divisa.
Fino a qualche anno fa il faro del Gianicolo era utilizzato dai parenti dei detenuti per urlare messaggi ai propri cari che si trovavano all'interno del carcere. Il monumento, infatti, è ubicato proprio di fronte al penitenziario di Regina Coeli e la sua balconata rappresentava un palcoscenico privilegiato rispetto al carcere. Questa pratica vietata ma tollerata dalle forze dell'ordine purché si trattasse di messaggi importanti, è stata definitivamente abolita anche in conseguenza del fatto che l'accesso alla balconata è stato interdetto ai turisti e ai visitatori e possono entrare all'interno del Faro del Gianicolo solo gli addetti autorizzati.

PERCHÉ SI USA QUESTA ESPRESSIONE
Molto spesso si sente utilizzare l'espressione tipicamente romana "sembri il faro del Gianicolo". Ma che cosa vuol dire veramente e a cosa fa riferimento? L'espressione si usa quando si vuole indicare qualcuno particolarmente eccentrico, soprattutto nell'abbigliamento e nei modi. L'espressione chiama in causa una delle caratteristiche principali del faro del Gianicolo. Infatti nelle giornate di festa nazionale più significative per la Repubblica Italiana, il faro viene attivato emanando fasci di luce colorate bianchi, rossi e verdi proprio a simboleggiare la bandiera nazionale. Questa funzionalità fu voluta proprio dagli italiani emigrati in Argentina che in questo modo supplivano alla mancanza della propria terra.

La bandiera italiana, infatti, è un po' il simbolo della nostra nazione e quello che meglio identifica tutti gli italiani, indipendentemente da dove essi risiedono in via temporanea o definitiva. Nel corso del tempo questa caratteristica così peculiare del faro è diventata una metafora usata dai romani appunto per indicare qualcuno che si distingue dalla massa per il suo essere particolare, fuori dagli schemi e dalla norma. L'espressione ha sicuramente un qualcosa di canzonatorio ma se si considera l'amore che i romani hanno per il Gianicolo, si tratta sicuramente di un appellativo scherzoso con una certa venatura affettuosa per indicare qualcuno abbigliato in maniera estrosa.

ALTRI PUNTI DI INTERESSE NEL GIANICOLO
Visitare il faro del Gianicolo sarà sicuramente una gita che permette di unire la cultura con la storia in quanto il Colle Aventino, sul quale si trova il viale del Gianicolo, è sicuramente uno dei punti più belli di Roma, uno di quelli dai quali si può godere uno splendido panorama dell'intera città. Tuttavia non è l'unico motivo di interesse per visitare questo bellissimo angolo verde. Infatti al Gianicolo si possono ammirare anche molti altri monumenti che lo rendono un luogo speciale. Poiché il Gianicolo fu teatro di strenui battaglie per la difesa della seppur brevissima vita della Repubblica di Roma, è da sempre considerato un luogo simbolo per la sua espressione di libertà da tutte le tirannie.


Dopo l'Unità d'Italia il luogo è diventato un parco pubblico ma anche il simbolo del Risorgimento italiano. Una delle piazze principali del Gianicolo è appunto dedicata a Giuseppe Garibaldi, al centro della quale c'è una statua equestre dell'eroe realizzata dall'artista Emilio Gallori. Nel parco è presente anche una statua di Anita, quest'ultima ad opera di Mario Rutelli, all'interno della quale sono conservate anche le sue spoglie. Poco lontano dalla statua di Garibaldi, poi, c'è anche posto un cannone conosciuto affettuosamente da tutti i romani e i turisti come il cannone del Gianicolo. Fu installato in quella posizione nel 1904 e da allora è caricato a salve e spara ogni giorno esattamente alle 12 in punto. Nei giorni più tranquilli il rumore dello sparo si può avvertire distintamente fino al quartiere Esquilino. Infine l'ultima opera da non perdere durante una visita al Gianicolo è il Fontanone di Paolo V.

Questa fontana monumentale è, in realtà, il tratto finale dell'acquedotto conosciuto con il nome di Acqua Paola. Questo acquedotto fu voluto da Papa Paolo V per risolvere i problemi idrici di quella parte della città e fu terminato nel 1610. Fra il 1611 e il 1612 lo scultore Giovanni Fontana si occupò della realizzazione di questa mostra finale che per volere dello stesso papa doveva essere ispirata al progetto della fontana dell'Acqua Felice che, invece, era stata voluta da Papa Sisto V e realizzata dallo stesso artista. La fontana è composta da cinque archi dei quali tre grandi e due laterali piccoli.
Negli archi non ci sono statue ma piuttosto una sorta di finestroni che nel 1600 consentivano di avere visione del retro nel quale si trovava l'orto botanico. Sulla parte superiore degli archi, invece, c'è una grande iscrizione che ricorda la paternità dell'opera e l'intercessione del papa per la sua costruzione. L'intera fontana è poi disseminata di effigi scolpite della famiglia del pontefice, per celebrare la grandezza della sua casata. La fontana fu poi ampliata nel 1690 per volontà dell'allora pontefice, Alessandro VIII, il quale si affidò al nipote di Giovanni Fontana, Carlo. Fu proprio per volere del pontefice che fu aggiunta una grande iscrizione commemorativa alla sua memoria e la fontana assunse la forma con la quale la conosciamo noi oggi.

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21/05/2018
La terrazza del GianicoloManfredo ManfrediIl faro del Gianicolo